DPR RIORGANIZZAZIONE 2010: "LE ALLARMANTI RASSICURAZIONI DEL SEGRETARIO GENERALE"
La riorganizzazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali è improntata innanzitutto al risparmio di spesa: così ha esordito l’11 maggio il Segretario Generale alla presentazione del DPR ai sindacati presso la sede di via Flavia (v. allegati).
Ma la conseguente razionalizzazione delle risorse finanziarie, come ben sappiamo, è anche accompagnata da un processo di profondo mutamento delle funzioni di questo Ministero ormai volte a soddisfare i bisogni non della collettività ma di una parte della collettività, quella più forte (le imprese) e quella in linea col modello di società descritto nel libro bianco del Ministro: “La vita buona nella società attiva”. Un nuovo modello di società che guarda alla centralità del singolo individuo e ai bisogni del singolo lavoratore, con la sua rete di relazioni personali (la Famiglia secondo i sacri canoni), ma isolato dagli altri lavoratori, anzi non più lavoratore ma collaboratore dell’imprenditore: un lavoratore di fatto reso inerme che non ha più bisogno del sindacato perché non esistono più diritti che possono indurre al conflitto.
Il Ministero viene dunque modellato sul progetto politico del governo di cui il libro bianco, il collegato al lavoro, lo statuto dei lavori e in generale il recente impianto istituzionale .- normativo, rappresentano la piattaforma ideologica da cui sferrare l’affondo definitivo per l’eliminazione totale delle cosiddette “rigidità” (alias diritti).
Ed è chiara la volontà della parte politica di limitare con il suo peso preponderante l’autonomia della stessa Amministrazione anche per impedire ogni eventuale rallentamento al processo di innovazione / snaturamento della funzione sociale del Ministero del Lavoro.
Ciò comporta inevitabilmente l’instaurarsi di forme diffuse di controllo da parte del centro politico/amministrativo che si avvertono molto proprio in periferia, negli uffici territoriali, dove l’eccessivo rigore dei dirigenti nei confronti del personale, anche conseguenza del sistema di valutazione a cui i dirigenti stessi sono sottoposti, spesso sfocia in un vero e proprio autoritarismo. E’ stato costruito con pervicacia un impianto tale da permettere, nelle intenzioni del governo, il rapido adeguamento dei servizi che eroghiamo e delle funzioni istituzionali, in primis la vigilanza, alle esigenze della competitività e ai profitti delle imprese, in nome di una crescita occupazionale che non c’è e che, prima della crisi, si è realizzata solo all’insegna della precarietà estrema e i precari, non è un caso, sono i primi oggi ad essere colpiti in massa. Tale adeguamento, per essere davvero efficace, deve vedere il coinvolgimento quanto più acritico e disciplinato di tutto il personale. Lo snaturamento dei compiti degli uffici territoriali necessita di un approccio del tutto diverso alle modalità di intervento da parte degli operatori che meno domande si fanno e fanno e meglio è per loro.
Ne sono solo degli esempi: la certificazione del rapporto di lavoro e i contratti individuali in deroga alla legge e ai contratti collettivi che annullano l’intervento ispettivo, l’eliminazione dei confitti sul lavoro con il ricorso all’arbitrato in sostituzione del giudice; l’affievolimento del sistema sanzionatorio - unica forma efficace di contrasto al lavoro nero e sommerso - fino al c.d. “ravvedimento operoso”; l’incentivazione all’ istituto della conciliazione monocratica che, in virtù del punteggio più alto assegnatole ai fini della valutazione della produttività, non incrementa la vigilanza su iniziativa ma presto si sostituirà ad essa; la perdita di indipendenza degli ispettori la cui attività di vigilanza è sottoposta al controllo degli apparati del Ministero insieme alle associazioni datoriali e agli ordini dei commercialisti e dei consulenti del lavoro con i quali la D.G. dell’attività ispettiva ha stipulato un protocollo d’intesa.
Non è per caso che ad essere interessati dal processo di razionalizzazione del personale saranno soprattutto proprio gli uffici operativi, quelli a stretto contatto con l’utenza e col territorio. Essi, infatti, vedranno il numero del personale ridotto e anche se l’Amministrazione per ora tranquillizza e dichiara che nel Ministero non ci sono esuberi - si badi bene però parlando allo stesso tempo di ricollocazione e di rischi limitati di mobilità (v. relazione sul personale di supporto) - temiamo che così non sarà, soprattutto per gli uffici del centro - sud.
Per adesso 17 DPL saranno soppresse e accorpate alle relative DRL, certo è, però, che il progetto generale di riordino della P.A. prevede la soppressione di molti uffici territoriali, come sta già avvenendo per tutte le direzioni territoriali del Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Nella stessa relazione si parla della realizzazione dei “poli logistici integrati territoriali” vigilati dal Ministero del Lavoro e della convenzione quadro per la loro costituzione sottoscritta il 5 maggio 2009 con Inps, Inail, Inpdap e in esito a tale attività è stimata la ricollocazione di circa 180 unità di personale (pag. 4). Non conosciamo i contenuti di tale convenzione e sul punto nessun chiarimento è stato fornito né dal Segretario né dall’Amministrazione, ma sappiamo che la c.d. “Casa del Welfare” del ministro Sacconi prevede la costituzione di un unico luogo dove “…vengono date offerte personalizzate e differenziate attraverso un’ampia rete di servizi e di operatori pubblici e privati…”
Per i poli logistici integrati territoriali vigilati dal Ministero, le offerte riguardano le politiche del lavoro, sociali, previdenziali nonché la tutela delle condizioni di lavoro e la sicurezza.
Al di là, però, della facile propaganda governativa sulla semplificazione logistica per i cittadini, tale razionalizzazione dei servizi all’utenza è motivata dalla necessità del risparmio di spesa sia riguardo i beni strumentali sia riguardo il patrimonio immobiliare. E’ probabile quindi che si tratti del primo passo verso un accorpamento delle DPL e delle sedi Inps, Inail, Inpdap.
Ciò però non si tradurrà per i nostri ispettori in retribuzioni equiparate a quella degli ispettori degli Enti, come qualcuno potrebbe essere indotto a ritenere, quel che è sicuro è che avranno le armi sempre più spuntate con quel che ne consegue anche sotto il profilo della dignità professionale.
C’è da dormire sonni tranquilli, come inducono a farci credere le “allarmanti rassicurazioni” del Segretario Generale, diretto collaboratore del Ministro Sacconi, e quelle del nuovo Direttore Generale delle risorse umane e affari generali ?
Pensiamo proprio di NO, soprattutto perché tali riorganizzazioni si inseriscono in un contesto più ampio di riduzione di diritti, di salario e di dignità. Pertanto, nessun lavoratore del pubblico impiego si può sentire escluso da questi processi devastanti o sperare che non venga toccato.
Diventa quindi indispensabile la mobilitazione dei lavoratori per dare risposte adeguate alla portata degli attacchi.
Il sindacalismo di base, già da sempre impegnato su questo fronte, si è unificato dando vita all’Unione Sindacale di Base (USB) proprio per costruire rapporti di forza tali da imporre la riconquista dei diritti e un cambiamento profondo della società.
Roma, 17 maggio 2010 RdB/CUB Coordin. Nazionale Ministero del Lavoro