LA VERITA’ E’ FIGLIA DEL TEMPO (ovvero come tentano di coinvolgere i lavoratori nella SINDROME DEL MENDICANTE)

Nazionale -

Tutte le mattine i dipendenti pubblici si alzano e vanno a lavorare.

Tutte le mattine (chi da dieci, chi da venti e chi da quarant’anni) prendono i mezzi per recarsi sul loro posto di lavoro o da casa accendono il computer per svolgere i compiti assegnati dalla loro Amministrazione così come previsti contrattualmente dal loro inquadramento.

Questi lavoratori hanno diritto ad un salario che permetta loro un’esistenza dignitosa. Hanno diritto ad un contratto che migliori le loro condizioni sotto il profilo economico, che li tuteli nei momenti in cui sono più deboli e che difenda e migliori i loro diritti.

Se un contratto peggiora le condizioni economiche regalando il 10% dell’inflazione degli ultimi tre anni alla controparte, non abolisce istituti odiosi quali la tassa sulla malattia, non implementa considerevolmente il salario accessorio o non migliora alcuni aspetti del lavoro a distanza, è un contratto che non dà risposte ai lavoratori.

Sono mesi che assistiamo ai comunicati delle OO.SS. firmatarie che magnificano gli aumenti contrattuali e il miglioramento delle condizioni dei lavoratori, dimenticando, ad esempio, come nel precedente contratto in materia di ferie, non era prevista alcuna pianificazione entro aprile del resto dell’anno e, semplicemente, la programmazione avveniva un paio di volte l'anno in prossimità delle ferie estive o natalizie.

Tralasciando di osservare come dopo il nuovo CCNL nulla è cambiato sul lavoro agile che definisce un modello organizzativo che cambia da sede a sede, lasciando spazio ad una smisurata discrezionalità dirigenziale e conseguente disparità tra i dipendenti.

I lavoratori si stanno accorgendo che per effetto dei bocconi amari serviti sul

piatto di questo contratto il loro potere d’acquisto e i loro diritti si sono indeboliti.

“La verità è figlia del tempo” è una frase del filosofo Francis Bacon il cui significato è che…con il tempo la verità emerge sempre.

E la verità comincia ad affiorare, materializzandosi nel pagamento di bollette, nel conto della spesa al supermercato, nell’affitto o nelle rate del mutuo, nella pretesa di qualche dirigente di programmare ferie e assenze a distanza di 8 mesi, nella boria del capo o capetto che impone limiti alle giornate in smartworking con decisioni arbitrarie.

Tutti momenti in cui ci si accorge che a fronte di aumenti contrattuali pietosi, insufficienti persino a compensare le spese correnti, il contratto appena firmato è un contratto “a perdere” anche diritti.

E dato che la verità sta emergendo e visto che i lavoratori ne chiedono conto, quegli stessi sindacati, che oggi magnificano le poche e discutibili cose ottenute da un contratto indecente, tentano di coinvolgere i lavoratori in quella che possiamo definire “la sindrome del mendicante”.

 

In sostanza, l’atteggiamento del poverello che la domenica mattina seduto sui gradini della chiesa porge il cappello all’uscita della messa nella speranza di ricevere un obolo e, nel fare il conto finale delle monetine ricevute, s’accontenta proprio perché… “questo è meglio di niente!”.

Per USB PI lavoratrici e lavoratori del Pubblico Impiego non possono continuare ad essere ostaggio di quelli “del miglior contratto possibile” che della sindrome del mendicante hanno fatto una politica contrattuale.

Le elezioni RSU sono l’occasione per mandare un messaggio forte e chiaro in

modo che la verità sia figlia non di chissà quale promessa futura.

Dipende da noi, da ognuno di noi. Roma, 11 aprile 2025

USB P.I.

Coordinamento Nazionale INL-MLPS

 

 

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