La linea dura del Governo e del prof. Ichino

Roma -

Continua, senza sosta, la campagna stampa avviata contro i lavoratori della Pubblica Amministrazione.
Un unico coro dove si argomenta e si giustifica la futura linea dura che il governo adotterà avverso gli statali.
Una articolata strategia, propedeutica alle imminenti scelte di politica economica dell'attuale compagine governativa, a partire dalla prossima legge finanziaria di circa 30 miliardi di euro, che individuerà i tagli alla spesa sui quattro capitoli tanto cari al ministro Tommaso Paolo Schioppa (TPS): pensioni, sanità, pubblico impiego ed enti locali.
Tra colazioni e cene consumate nei saloni di Palazzo Chigi, il governo affronta i temi politici della futura legge finanziaria a partire proprio dal pubblico impiego.
Nessuna intenzione di cedere sui contratti, aumentando le risorse economiche per i loro rinnovi, ma solo una forte accelerazione sulla riduzione dei costi della pubblica amministrazione a cominciare dalla eliminazione delle sedi provinciali del Tesoro e dall'idea di un solo ente previdenziale (INPS-INPDAP), oltre alla definitiva demolizione della previdenza pubblica, a favore di quella integrativa, mediante il furto del TFR dei lavoratori.

Ma in questo vasto panorama giornalistico, il primato lo detiene, senza alcun dubbio, le esternalizzazioni di Pietro Ichino apparse sul Corriere della Sera e sul Sole 24 Ore.
Influenzato dal suo passato di marconista nel Genio-Trasmissioni, l'autorevole professore universitario di diritto del lavoro nonché ex sindacalista della Cgil, propone un tribunale speciale, con tanto di supporto legislativo, che licenzi gli statali "fannulloni".
Infatti, da un semplice assioma per il quale tra i pubblici dipendenti si annida un esercito di fannulloni contro i quali le regole esistenti sono impotenti, Ichino sostiene che nel prossimo triennio la pubblica amministrazione debba licenziare un lavoratore ogni cento (una vera e propria rappresaglia) mediante un tribunale speciale.
Il malcapitato potrà ricorrere, a sua difesa, solo sopportando l'onere di indicare un lavoratore più inefficiente da licenziare al suo posto.

Ovviamente, il professore, che ha ottenuto il plauso, con qualche distinguo, dell'ex ministro del lavoro Tiziano Treu, oggi presidente della Commissione Lavoro del Senato, sorvola sulle reali condizioni dei pubblici dipendenti.
Salari inadeguati, blocco delle assunzioni, utilizzo massiccio di precariato e di vergognose consulenze esterne, diritto di carriera negato, modelli organizzativi e politiche del personale inesistenti.

Quindi, non bastano i numerosi interventi normativi introdotti negli ultimi anni rivolti esclusivamente a regolamentare la condotta, le norme disciplinari e l'azione sanzionatoria dei dipendenti pubblici.
Occorrono leggi e un tribunale speciale, come quello fascista del 1926.
Certo, il caldo agostano fa strani scherzi ma sottovalutare questi interventi sarebbe sbagliato.

Il ricorso alla cultura del sospetto e della delazione, una miscela esplosiva di luoghi comuni, provocazioni e demagogia, servono per alimentare un pericoloso clima populista di astio verso la categoria facilitando la strada a scelte politiche di smantellamento della pubblica amministrazione e alle condizioni di chi vi presta servizio.

Sarà compito dei lavoratori respingerle.


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