Protocollo accordo prevenzione e sicurezza, USB: la scoperta dell’acqua calda, Cgil Cisl e Uil sottoscrivono il nulla

Nazionale -

Abbiamo appreso che CGIL, CISL e UIL hanno sottoscritto con la Funzione Pubblica quello che pomposamente chiamano Protocollo di accordo per la prevenzione e la sicurezza dei dipendenti pubblici in ordine all’emergenza sanitaria da “Covid-19”

Di sfuggita, lasciateci dire che i nostri eroi dichiarano una cosa non vera quando, nelle premesse del protocollo, si autodefiniscono organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative nel pubblico impiego. Infatti, detta attribuzione, in Italia, è stabilita dalle norme e, guarda caso, l’Unione Sindacale di Base, nonostante loro, è organizzazione sindacale maggiormente rappresentativa.

Fa specie che la Funzione Pubblica si presti a queste bassezze … ma tant’è!

Comunque, al di là di chi si arroghi il diritto di una rappresentanza che non gli compete e che non ha ricevuto dai lavoratori, se il “Protocollo” avesse una qualche utilità, in una situazione di emergenza, potrebbe essere assunto come un fatto comunque positivo.

Purtroppo, però, scorrendo la paginetta e poco più (il resto è solo premessa) delle preziose indicazioni contenute nel Protocollo, non si trova altro che la mera riproposizione di quanto contenuto nei DPCM e decreti emessi dal governo e tradotti in Circolari emanate da tutte le amministrazioni. Con qualche indicazione presa a prestito dai programmi di informazione che H24 ci piovano in testa ormai da un mese e con questi signori che hanno la pretesa di elargire indicazioni da epidemiologi!

Dei piccoli e grandi problemi legati allo smart working, alla formazione a distanza, alle ferie residue (per le quali, anzi, c’è la citazione tra le misure per affrontare l’emergenza), all’organizzazione dei presidi (ma lo sanno questi signori che la pulizia, non la sanificazione, in molte sedi non è garantita e non ci sono mascherine e guanti?), a parte il ribadimento di quanto scontato e già contenuto nelle disposizioni, non c’è nulla.

Solo per fare un esempio.

Se, contrariamente a quanto previsto, una sede non è stata “sanificata”, il servizio deve essere sospeso o meno?

Se i lavoratori non hanno i mitici DPI, che devono fare? Possono rifiutarsi di prestare il servizio presso quella sede?

… e così via.

E’ questo il genere di domande a cui un protocollo sindacale si dovrebbe preoccupare di dare risposte.

Ma per questo occorre che a definirlo ci siano organizzazioni sindacali che abbiano come reale obbiettivo la tutela dei diritti e della salute dei lavoratori.

 

Roma, 6 aprile 2020

 

 

 

USB/P.I. Coordinamento Nazionale Lavoro e P.S., INL e ANPAL