Una questione di qualità

Roma -

Lavoriamo per dare tutela, non per raggiungere numeri!   

   USB lo ha denunciato sin dalla pubblicazione del Piano Nazionale per la lotta al lavoro sommerso cogliendo la svolta che anticipava la Direttiva di II livello e la consegna delle schede di assegnazione obiettivi agli ispettori dell’INL. Abbiamo visto arrivare negli uffici le note delle DIL Nord, Centro e Sud con i numeri di ispezioni da suddividere per ufficio e successiva ripartizione su obiettivi individuali. E adesso, magari, inizierà la guerra degli uni contro gli altri per essere titolare di una pratica che riporti l’irregolarità per lavoro nero o grigio in modo che a fine anno sia data valutazione positiva per aver raggiunto i numeri assegnati.

   Ma è questo che deve perseguire un‘istituzione come l’Ispettorato Nazionale del Lavoro? Ci ridurremo davvero al gabellaggio, ad aprire fascicoli in men che non si dica per passare ad un altro e ad un altro ancora, alla stregua dell'arido conteggio del numero di pezzi prodotti da un qualsiasi addetto ad una macchina industriale, la cui efficienza è definita, in un vortice di tempi e ritmi, dal numero di beni lavorati entro un termine?

   A fronte di ciò ci aspettiamo che si faccia piazza pulita degli obiettivi prefissati su base esclusivamente numerica e si ponga mano ad una programmazione fondata sulle specificità produttive locali, con interventi mirati ad utilizzare al meglio e sostenere le professionalità presenti (ci sono ancora troppi casi di carenza di dotazioni e strumenti) proprio per garantire effettiva tutela alle lavoratrici e ai lavoratori.

   Lo diciamo anni: è francamente inaccettabile che l’INL assegni agli ispettori come obiettivo individuale un numero predeterminato di accessi da svolgere, senza effettuare alcuna pesatura qualitativa della vigilanza ordinaria e tecnica e senza considerare in alcun modo la difficoltà e/o la complessità di un accertamento. Fare ciò costituisce un oggettivo indirizzo dell’attività ispettiva verso la banalizzazione della stessa e significa orientare il lavoro ispettivo verso gli accertamenti “mordi e fuggi”, alla spasmodica ricerca di lavoro nero e grigio (che dovrà riferirsi alla metà delle ispezioni definite), come se trovare irregolarità dipendesse solo dall’ispettore e non dalla realtà produttiva in cui si opera o dalla programmazione a monte dell’accesso da svolgere.

   L’attività di vigilanza dovrebbe essere orientata in direzione della lotta allo sfruttamento, del contrasto alle disuguaglienze subìte dai lavoratori, vere emergenze di questi anni, che richiedono competenze specialistiche e approfondimenti incompatibili con il “mordi e fuggi”.

  E’ su questo che dovremmo misurare la capacità di garantire tutela da parte dei nostri ispettori: del sistema degli appalti e dei sub-appalti, della piaga delle finte cooperative, dell’interposizione illecita di manodopera, dei morti ammazzati dai ritmi di lavoro e dalle ragioni del profitto che prevalgono sullo stesso valore della vita umana.

   Chiudendo il cerchio, al centro di ogni riflessione in tema di produttività del personale di vigilanza dovrebbe trovarsi la qualità, ovvero la tutela effettiva delle condizioni dei lavoratori realizzata attraverso l’accertamento ispettivo.

   Per questo per valutare la qualità del contributo di ciascun ispettore sarebbe necessario inserire degli indicatori e non affidarsi al numero assoluto, sganciato da ogni realtà.

   Ad esempio, per la vigilanza il grado di difficoltà dell’istruttoria necessaria per definire un accertamento, il numero di lavoratori per cui si procede all’irrogazione di sanzioni, al recupero contributivo e alle prescrizioni che tutelano la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, il livello di complessità per definire taluni accertamenti derivante da particolari contesti o settori produttivi.

   In tutto ciò intravediamo un rischio: ovvero che dopo aver fissato l’incremento del numero di accessi (+ 40% in un anno) a qualcuno baleni l’idea di legare l’incentivo per gli ispettori ai numeri prodotti intesi, adesso, come obiettivi individuali.

   Insomma, è nostra preoccupazione che la spinta quantitativa possa travolgere un punto fermo per noi: gli ispettori del lavoro hanno diritto a vedere economicamente riconosciuta la loro funzione e, nelle more dell’introduzione di una specifica indennità, devono essere sostenuti economicamente senza subire penalizzazioni per la qualità e la profondità degli accertamenti svolti. Per questo ci batteremo sempre per un sistema indennitario legato al ruolo ed alla funzione ispettiva e su questo chiameremo alla mobilitazione.

   Alle altre forze sindacali rivolgiamo l’appello ad unirci, organizzarci e respingere ogni pretesa numerica. Rispediamo al mittente le schede assegnazione fondate sui numeri!

   E’ una questione di qualità!

   USB P.I.

  Coordinamento Nazionale INL-MLPS