QUESTIONE COOPERAZIONE - IL PUNTO DELLA SITUAZIONE
Documento sullo scempio dell’attività amministrativa e di vigilanza sulle società cooperative.
Come è noto, la dirigenza del Ministero del Lavoro in data 1/2/2006 stipulava un nuovo Protocollo d’Intesa con l’attuale Ministero dello Sviluppo Economico che, seppur integrato in data 31/7/2006 - al fine di approfondire taluni aspetti dell’intesa assai troppo frettolosamente trascurati - ha di fatto decretato la fine di una ulteriore attività pubblica essenziale, statuale, quale l’attività amministrativa e di vigilanza sulle società cooperative.
Infatti, allo stato delle cose, il movimento cooperativo è totalmente alla mercè delle centrali cooperative, non risultando più alcun riferimento istituzionale a livello territoriale.
Così facendo si è decretata la fine di una delle poche attività pubbliche, di segno attivo (milioni e milioni di Euro), che genera enormi risorse economiche per l’erario, per via dei contributi obbligatori che le società cooperative periodicamente versano allo Stato, anche al fine di una genuina azione di vigilanza, oltretutto, sono state definitivamente chiuse le UU.OO. Cooperazione impegnate nella definizione delle procedure di riscossione coatta a tutto il biennio 2005-2006 determinando così anche un danno erariale.
Il “disegno di dismissione”, ci era subito apparso chiaro fin dal trasferimento delle competenze con il solo personale della Direzione Generale della Cooperazione al Ministero delle Attività Produttive, infatti ritenemmo che la vigilanza alle società cooperative dovesse rimanere una competenza del Ministero del Lavoro e che l’attività si svolgesse quale compito di istituto; contestualmente nel C.C.N.I. 1998/2001 a distanza di ben sei anni dalla Legge n°59/92, furono previsti i tre profili professionali relativi alla vigilanza sulle cooperative, i cui numeri in organico sono subito apparsi insufficienti considerata la necessità della presenza di ispettori su tutto il territorio nazionale. In quell’occasione abbiamo subito denunciato, chiamando i lavoratori alla mobilitazione, che il progetto di trasferimento della funzione ad un ministero che non aveva personale ispettivo dislocato sul territorio nazionale era propedeutico al trasferimento dell’attività di vigilanza alle associazioni .
Questa situazione, ha causato una minor efficacia (numericamente parlando) della vigilanza pubblica, tanto che, oggi, a gran voce (e da quali pulpiti!), se ne richiede la “esternalizzazione”.
A chi?. Naturalmente alle Centrali Cooperative!. Rosse (Lega), Bianche (CCI), Verdi (AGCI), Grigie (UNCI) e, dal Dicembre 2004, persino Nere (UNICOOP)!
Quale esempio eclatante, si veda in particolare la recente interrogazione parlamentare del Signor, Onorevole, deputato D’Ulizia Luciano (I.D.V.), già Presidente Nazionale dell’U.N.C.I..
Appare del tutto evidente che il c.d. “conflitto d’interessi”, tema che così tanto sta a cuore a quella parte politica, valga solo per gli altri!.
A mal pensare, non sarà che, per l’occasione, tale nobile esponente politico sia stato solamente mandato in “avanscoperta” anche dalle altre centrali cooperative?.
Questo “mal pensare” è ormai opinione comune ed è sotto gli occhi di tutti!.
E’ noto che nei ranghi delle centrali cooperative, si allocano politici di ogni colore, i c.d. sindacalisti concertativi e i medesimi legali rappresentanti delle società cooperative associate che, in siffatta situazione, oggi si costituiscono, si finanziano e …………si controllano!.
Sono oramai sempre più frequenti le vertenze di lavoro presso la D.P.L., che vedono contrapposti i soci lavoratori ed i loro datori di lavoro, sotto le mentite spoglie di società cooperative!.
Il clamore dello scandalo, già si rileva in alcune trasmissioni televisive che, paradossalmente, la nostra stessa amministrazione ci invita a seguire (V. “Report” del 12 novembre u.s.) che, pare, non abbia sortito neanche un minimo di mal di pancia alla nostra attenta dirigenza.
Nel frattempo, le periferie risultano abbandonate al loro destino, le Unità Operative della Cooperazione dichiarate cessate, con buona pace di ogni interlocutore che, nostro malgrado, per ogni pratica ancora in corso, dobbiamo invitare a farsi un viaggio a Roma, in quell’ “oscuro” Vicolo d’Aste n°12 o, nella “più luminosa” Via Molise n°2.
Nel frattempo, numerose sono le richieste d’intervento ispettivo che ci pervengono da parte dell’utenza, visto il particolar proliferare delle cooperative di lavoro “spurie”, in ordine alle quali nulla è possibile fare, se non indignarci ed indirizzare i cittadini nei suddetti Uffici.
L’irresponsabilità delle scelte effettuate, è ancora più eclatante se si pensa che le cooperative di lavoro, costituiscono ormai circa il 70% del fenomeno nazionale e, come tutti ben sanno, necessitano della specifica vigilanza di cui al disposto normativo della Legge 142/2001, pertanto è necessaria una vigilanza continua e costante effettuata da quelle
professionalità istituzionali ad hoc formate, inquadrate nella giusta posizione economica in relazione al profilo professionale previsto per la vigilanza alle cooperative e non da coloro che dovrebbero essere i controllati e durante il normale orario di servizio, quale compito di istituto.
La RdB ritiene che la dismissione dell’attività di vigilanza delle societa’ cooperative faccia parte del disegno più complessivo dello smantellamento della pubblica amministrazione, sport preferito sia dai governi di centro destra sia dai governi di centro sinistra, come quello attuale, che puntano ad esternalizzare i servizi facendo gravare i costi sui cittadini e sui lavoratori;
contro qualsiasi forma di privatizzazione del servizio chiamiamo alla mobilitazione i lavoratori del Ministero del Lavoro per assicurare un servizio di vigilanza a tutte le cooperative e per garantire la tutela dei diritti dei soci e dei lavoratori dipendenti su tutto il territorio nazionale;
per un servizio istituzionale da espletare durante l’orario di servizio; per un giusto inquadramento in un consono profilo professionale previsto per l’attività di vigilanza alle società di cooperative.
per i lavoratori romani un primo appuntamento e’ per giorno 15 maggio prossimo presso il ministero della funzione pubblica corso vittorio emanuele 116, ore 10.30 per fermare la privatizzazione della pubblica amministrazione e lo smantellamento dello stato sociale.