PROGRESSIONI ECONOMICHE: VENT’ANNI DI GUERRA TRA POVERI
Nell’arco di questi ultimi mesi sono stati ratificati gli atti finali di una guerra tra poveri durata quasi vent’anni. Le OO.SS. firmatarie, con una sorta di accordi a “sanatoria” hanno chiuso una vicenda iniziata nei primi mesi dell’anno 2000 e che ha coinvolto pesantemente tutti i lavoratori dell’ex Ministero Lavoro, lasciandosi alle spalle un numero notevole di “morti e feriti”.
Dalla riqualificazione del personale dei primi del 2000, passando per gli accordi sulle progressioni economiche del 2010 e quelle attuali, l’utilizzo delle risorse economiche di tutti, derivanti dalle somme certe del salario accessorio, hanno, nel corso di vent’anni, creato sperequazioni economiche tra i lavoratori che nessuna “sanatoria” potrà mai soddisfare.
Occorre ricordare tutti i lavoratori che, nel frattempo, sono andati in pensione e quelli che lo faranno nei prossimi mesi a cui è stato negato - e sarà negato - il giusto riconoscimento per 40 anni e passa di carriera con perdite economiche che variano tra i 10.000 e i 30.000 euro nel corso solo dell’ultimo decennio (somme analoghe perse da chi, ancora in servizio, non ha ottenuto a suo tempo la progressione!)
Tutto questo non è accaduto per una serie di disgraziati eventi, ma per precise scelte dei passati rappresentanti dell’Amministrazione e dei sindacati firmatari di quegli accordi.
Basti ricordare che nell’accordo del 2010, a fronte di risorse disponibili per far progredire economicamente l’87% circa del personale allora in servizio, si scelse di utilizzare solo una parte di quelle risorse lasciando più di 3.000.000 di somme certe alla contrattazione del salario accessorio.
Nel frattempo tali scelte hanno alimentato una guerra tra poveri che, oltre ad avvelenare i rapporti tra colleghi sul posto di lavoro, ha contribuito a dividere ancora di più i lavoratori che hanno visto utilizzare i loro soldi per le progressioni solo di alcuni di loro.
Questa è la grande truffa del salario accessorio. Utilizzato in modo parziale, sperequativo, divisivo.
La USB ha sempre sostenuto che con il salario accessorio si doveva costruire la 14esima mensilità per tutti i lavoratori, perché quelle somme vengono sottratte a tutti i lavoratori dalla base contrattuale e perché i risparmi di gestione che contribuiscono a comporre parte dello stesso salario accessorio sono risparmi fatti sui lavoratori stessi.
Così come continua a sostenere che le progressioni devono tornare ad essere automatiche; perché la carriera di un lavoratore deve essere scandita anche dal riconoscimento della professionalità acquisita negli anni del percorso lavorativo.
Quando parliamo di “morti e feriti” usiamo parole forti: è vero!
Ma come possiamo definire quei colleghi che dopo quarant’anni di attività non hanno ricevuto nessun riconoscimento di carriera, se non “morti nella loro professionalità e feriti nella loro dignità di lavoratori”.
Così come dubitiamo che i nuovi assunti, con prospettive simili, acquisiscano quel senso di appartenenza necessario ad invogliarli a rimanere presso la nostra Amministrazione.
Dai comunicati dei sindacati firmatari leggiamo di importanti accordi, con un profluvio di prossime promesse, ma se l’impostazione è quella perseguita nell’ultimo ventennio, e, soprattutto, se i lavoratori non prenderanno coscienza che il salario va difeso, così come i diritti e le tutele, ci aspettiamo altri accordi e contratti a perdere, e dove a perdere sono solo e sempre i lavoratori.
“Un contratto senza conflitto è un contratto scritto dai padroni”
Giuseppe Di Vittorio
Roma, 11 dicembre 2019
USB/P.I. Coordinamento Nazionale Lavoro e P.S., INL e ANPAL