Lettera USB al ministro Catalfo
All’ Onorevole Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali
Nunzia CATALFO
Onorevole Ministro,
solo qualche giorno fa, in occasione dell’analogo incontro convocato per le problematiche relative a quel che resta del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, la scrivente O.S. Le ha inviato una nota con la quale denunciava il sistematico e progressivo smantellamento di quel segmento dello stato sociale che, come lei ha ricordato, è volto alla tutela, non solo del lavoro e dei lavoratori – ma - dalla nascita al fine vita - delle fasce più deboli della popolazione.
Il fatto che tra il personale delle Pubbliche Amministrazioni, quello comunque proveniente dell’ex Ministero del Lavoro soffra da sempre di una carenza cronica di fondi - cosa che ha sempre impedito di equiparare il salario a quello di altri dicasteri e di garantire corrette progressioni di carriera – è sintomo inequivocabile di una volontà ed una scelta politica che ha visto i governi degli ultimi trent’anni, senza alcuna reale distinzione, subordinare la vita, la salute e l’esistenza dei lavoratori e delle persone in generale agli interessi del profitto e della finanza.
La vergogna dello scudo penale nella vicenda tarantina, la “licenza di uccidere ad impresam”, ne è solo l’ultimo vergognoso episodio,
In questo quadro l’Ispettorato Nazionale del Lavoro, nato non a caso all’interno di quel jobs act che ha finito l’opera di svilimento del diritto del lavoro in questo paese, costituisce il fallimento annunciato e probabilmente voluto, programmato e perseguito, sia dell’esercizio della funzione ispettiva (tenuta magari in piedi solo perché imposta dai trattati internazionali) e sia dell’organizzazione sui territori dei presidi volti a garantire l’esercizio dei diritti sociali di lavoratrici e lavoratori e delle categorie più deboli della popolazione.
Ripetiamo che in tempi non sospetti avevamo detto che le riforme non si fanno a costo zero e che chi compie determinate operazioni le fa per distruggere e non per costruire.
I fatti sono sotto gli occhi di tutti, se il Capo dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro e il Direttore Generale dell’INAIL lamentano gravi carenze di personale, risorse e strumenti, questo rappresenta la conferma dell’impossibilità di agire con efficacia sui territori nel contrasto alle mille forme di sfruttamento del lavoro, alla somministrazione illecita e alla prevenzione degli infortuni sul lavoro. Infortuni che da vent’anni hanno come risultato una vera e propria mattanza di lavoratori.
Si muore senza protezioni, contratto e tutele; si muore travolti dal vento su una gru fatiscente; si muore in quattro avvinghiati, soffocati e seppelliti dai liquami; si muore mentre si spegne un incendio senza copertura INAIL; si muore nei campi di raccolta, sulle piste dell’aeroporto e nei capannoni stroncati dal caldo; si muore uccisi dallo strozzinaggio della Catena Agroalimentare e della Grande distribuzione; si muore dei veleni dentro e fuori dalle fabbriche.
Questa carneficina non avviene perché o solo perché non viene applicata questa o quella specifica norma del decreto 81/2008, ma per le leggi infami che, nel corso degli anni, hanno cambiato le regole sull’orario di lavoro, sugli appalti, sulla somministrazione di manodopera; che hanno finito per rendere, al di là della fantasiosa tipologia contrattuale applicata, il lavoratore solo e ricattabile di fronte alle pretese di quello che è tornato ad essere il “padrone”.
In una situazione come questa, in una situazione che è stata pervicacemente perseguita da tutti i governi degli ultimi trent’anni, come sarebbe stato possibile sperare che quell’istituzione, nata per garantire proprio quello che veniva negato e sottratto, potesse essere potenziata, valorizzata e messa in condizioni di ben operare?
Tutto quanto innanzi premesso, davanti alla disponibilità all’ascolto da Lei manifestata e nell’auspicio che il Suo governo voglia muoversi nel segno di un reale cambiamento, dopo aver sottolineato come questa organizzazione sindacale abbia inscritte nel proprio dna - nell’interesse di tutti i lavoratori alla cui tutela la legislazione è rivolta - la difesa, salvaguardia e valorizzazione della funzione ispettiva e dei presidi volti al godimento dei diritti sociali, si elencano di seguito, in maniera niente affatto esaustiva, i principali nodi economici, organizzativi e di indirizzo che dovrebbero essere sciolti per poter giungere finalmente ad un’auspicata inversione di tendenza.
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L’istituzione dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro che - nella lettera delle norme che vi hanno presieduto - è, a ormai tre anni dalla formale nascita, una sostanziale incompiuta. Infatti, del transito funzionale al suo interno del personale ispettivo di INPS ed INAIL non vi è alcuna traccia e della cosa di fatto non si parla più. Premesso come questa organizzazione sindacale non abbia mai indulto nelle infondate speranze fatte circolare tra il personale del ministero circa una conseguente perequazione del trattamento economico e normativo con quello riconosciuto agli accertatori INPS; anzi considerato come l’USB abbia denunciato la volontà a suo tempo espressa dalla dirigenza di impiegare un terzo delle esigue forze dell’ex ministero sulla cosiddetta vigilanza previdenziale; si rileva come un minimo di chiarezza in proposito sarebbe d’uopo, con una precisa definizione dei rapporti e delle relazioni tra l’INL ed il personale ispettivo degli istituti e sull’accesso alle rispettive banche dati.
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In relazione alle gravissime carenze di personale lamentate dall’INL, le procedure concorsuali in atto sono assolutamente inadeguate ed incomplete:
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i concorsi inerenti il reclutamento degli ispettori ordinari, stante il costante esodo per pensionamenti che si registra, non consentirà all’amministrazione di uscire dalla condizione emergenziale – se non di pre-coma - in cui versano tantissimi Ispettorati Territoriali, in specie, ma non solo, del centro – nord;
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benché mediaticamente venga data una particolare importanza al tema della sicurezza sul lavoro e della salute nei luoghi di lavoro, non sono stati né banditi e né previsti concorsi per il reclutamento di ispettori tecnici, specie in via di estinzione all’interno dell’INL. Solo per fare un esempio, dopo un recente pensionamento, l’Ispettorato Territoriale di Napoli non ha in organico nessun ispettore tecnico;
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la messa a concorso di 70 posti riservati a funzionari amministrativi, può rappresentare nulla più della goccia sul deserto delle necessità. I funzionari amministrativi non servono solo per la gestione dei servizi interni degli uffici, ma anche a garantire l’efficace gestione delle controversie individuali e collettive; alla gestione dei tentativi di conciliazione monocratica; alla gestione di tutti quei servizi richiesti dall’utenza; alla gestione del contezioso e alla rappresentanza dell’amministrazione in giudizio. Non è ulteriormente tollerabile che personale ispettivo venga distolto dalle proprie funzioni per fare fronte a queste carenze;
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manca qualunque previsione e programmazione di reclutamento di personale amministrativo inquadrato, per intenderci, in seconda fascia. Mentre i compiti ed i carichi di lavoro aumentano sistematicamente, il personale amministrativo si riduce sempre più a causa dei pensionamenti, diviene sempre più vecchio (l’ultimo concorso risale al millennio passato!); è sempre più demotivato e stanco per la totale assenza di riscontro e valorizzazione del proprio lavoro.
In sostanza, o si mette mano ad un reale potenziamento degli Ispettorati Territoriali in modo che possano fisicamente espletare la propria funzione, o qualunque intento non farà altro che lastricare di buone intenzioni la strada per l’inferno.
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Al di là delle carenze di personale in cui versa l’INL, la sua azione è comunque pesantemente condizionata dagli obiettivi “qualitativi” che gli vengono imposti dal superiore ministero. Infatti il distorto modello che da ormai venti anni detta gli obiettivi a cui l’INL, IIL e ITL devono uniformarsi, si fonda su un distorto concetto di qualità misurata esclusivamente in termini di quantità. Per parlare di attività ispettiva, agli uffici - e da questi alle singole articolazioni ed al singolo dipendente – vengono attribuiti un numero di interventi - non importa quali, non importa su cosa, non importa perché – da effettuare nell’anno ed una percentuale di irregolarità (anche in questo caso non importa cosa e perché) da raggiungere per conseguire l’obiettivo e ricevere il previsto salario accessorio. Questa vera e propria aberrazione in cui contano solo i numeretti serve solo a impedire che gli ispettori del lavoro facciano un lavoro di qualità. Questo infatti richiede tempo, richiede studio ed applicazione. Tutte cose che “danneggiano” il conseguimento degli obiettivi assegnati.
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Lavorare sulla qualità, quella vera, del resto richiederebbe una dirigenza in grado di valutare nel merito la qualità del lavoro svolto dal personale ispettivo. Ma da questo punto di vista la folle pretesa, invalsa ormai in tutta la pubblica amministrazione, di paracadutare, in specie negli uffici periferici, dirigenti che del diritto del lavoro e della legislazione sociale sanno per formazione poco o nulla, fa si che troppo spesso questi dirigenti – quando e sé in buona fede – si possano limitare a fare le pulci agli aspetti formali del rapporto di lavoro dei propri sottoposti, affidando al “caporale di giornata” di turno il compito di gestire il lavoro degli stessi. A questo proposito il tentativo fatto dal dottor Alestra, Capo dell’Ispettorato Nazionale, di riorganizzare le strutture periferiche secondo i principi moderni del lavoro per team, è naufragato di fronte all’ottusa resistenza di quella dirigenza che ha finito per ridurre la riorganizzazione in una modifica toponomastica (i Servizi ora si chiamano “Processi” e le Unità Operative “Team”), confermando negli incarichi - a dispetto delle regole dell’anticorruzione ed in qualche caso dei carichi penali pendenti – le medesime persone negli incarichi di responsabilità.
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Se in questo momento viene posto un particolare accento alla questione dell’informatizzazione della pubblica amministrazione, fermo restando il fatto che, prima di sperperare risorse all’esterno, l’amministrazione ha al suo interno le competenze che potrebbero trovare “in house” le soluzioni, occorre sottolineare un fatto scandaloso. Mentre ci si preoccupa di gestire attraverso l’impiego di un badge l’orario di lavoro dei dipendenti, gli ispettori del lavoro devono ancora fare uso per il loro lavoro quotidiano della carta carbone, oggetto da modernariato, non più reperibile nella maggior parte delle cartolerie. Sperando che in tempi ragionevoli tutto il personale ispettivo sia dotato del supporto informatico adeguato e che siano risolti per tutti i problemi di connettività alla rete, sarebbe sufficiente che ogni ispettore venisse dotato di una propria casella di posta elettronica certificata e di poter apporre la propria firma elettronica per ridurre in maniera significativa il disboscamento della foresta amazzonica, consentendo la redazione in formato digitale del verbale e la sua contestuale trasmissione certificata.
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E’ aberrante che le possibilità di progressione economica per i malcapitati dipendenti dell’INL, come per quelli del superiore ministero, siano legate alla disponibilità dell’amministrazione di impiegare una quota del salario accessorio di tutti i dipendenti solo a favore di una parte di questi, sulla base di criteri contrari alla logica, al buon senso e alle più elementari nozioni di giustizia. Questo è quanto avvenuto nel passato e quanto rischia comunque di avvenire anche per il futuro. Come per qualunque altro lavoratore il progredire economicamente nel corso della propria vita lavorativa, dovrebbe essere un punto fermo, un diritto anche per i dipendenti dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro. Se le programmate “progressioni economiche” saranno fatte in modo da cancellare le sperequazioni del passato, ben vengano. Se determineranno nuove ingiustizie, questa organizzazione sindacale le contrasterà in ogni sede. Per il futuro occorre che venga definito un meccanismo automatico di progressione economica.
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Sul tema del salario accessorio, l’esiguità delle somme messe a disposizione con le quali i dipendenti dell’INL, al pari di quelli del superiore ministero, sono in fondo alla classifica – e con distacco! – tra tutti i ministeri, è di per sé stessa eloquente. Non è con la mancia (quando va bene intorno al centinaio di euro mensili), liquidata un paio d’anno dopo il periodo di riferimento, che possa essere data dignità e valorizzato il lavoro di chi assicura sul territorio la possibilità in sede istituzionale di comporre vertenze individuali e collettive; di chi svolge l’attività legale del contenzioso e di chi rappresenta l’amministrazione in giudizio; di chi supporta l’attività ispettiva o garantisce i servizi interni degli Uffici. Tutti, dai funzionari all’ultimo dei collaboratori sono partecipi di un ruolo e di una funzione sociale che dovrebbe essere riconosciuta e valorizzata anche dal punto di vista economico.
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Relativamente al personale ispettivo, comunque condannato all’interno delle disponibilità economiche che si dicevano, la sperequazione del trattamento di questo in rapporto al trattamento del personale di altre amministrazioni è testimoniata dal fatto che l’ispettore del lavoro è l’unico ufficiale di polizia giudiziaria a cui in Italia non è riconosciuta un’indennità di funzione. Dopo quasi quarant’anni, finalmente gli è stata aggiornata l’indennità di missione portandola dagli storici (inizi anni ’80) 0,8609 euro l’ora a 1,500 euro l’ora (che si riducono ad un terzo, 0,5 euro/ora se si superano le otto ore) quando l’ispettore si reca ad almeno dieci chilometri fuori dal comune sede dell’Ispettorato o di sua residenza. Per il resto non c’è nulla, se non la monetizzazione del rischio concessa dall’allora ministro Poletti per arginare la protesta che aveva coinvolto la maggioranza degli Ispettorati e che rappresenta un’altra mancetta, formalmente concessa per disponibilità del personale ispettiva ad utilizzare la propria autovettura per il servizio e ad effettuare ispezioni in orari disagiati. Oggettivamente poco, nulla, in confronto al valore sociale della funzione ispettiva.
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Leggi Notizia Da ultimo, l’unico elemento positivo che era stato registrato con la costituzione dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro era stata la sperimentazione dell’orario di lavoro destrutturato per il personale ispettivo. Con il preciso scopo di rendere l’attività degli ispettori del lavoro sia più funzionali alle esigenze dell’ispezione e sia alle esigenze di vita del personale, si era stabilito che il normale lavoro del personale ispettivo (le altre attività dovevano essere programmate a parte) doveva svolgersi dal lunedì al venerdì dalle ore 8.00 del mattino alle ore 19.30. L’ispettore aveva la piena facoltà e libertà di organizzare in queste ore come meglio credeva la propria prestazione lavorativa con l’obbligo di rendicontare la stessa il lunedì successivo. In questo senso sia le ore di lavoro quotidiane che settimanali erano compensabili in modo da avere nel medio periodo una media di 36 ore di lavoro settimanali. Peraltro anche le attività da svolgere quotidianamente erano rimesse all’organizzazione dell’ispettore che aveva la facoltà di svolgere il proprio lavoro dove meglio avrebbe voluto (e con l’obbligo di rendicontarlo a posteriori). Negli uffici che hanno effettuato la sperimentazione e che si sono attenuti a quanto appena descritto, essa ha costituito un grande successo, sia per il lavoro svolto e sia per il grado di soddisfazione del personale. Dove questo non è avvenuto i problemi sono stati determinati dall’ottusità pelosa di qualche dirigente. Comunque, a posteriori, i dirigenti nazionali dell’INL nel confermare la cornice dell’impianto, hanno però introdotto una serie di distinguo che stanno creando numerosi problemi nell’applicazione di quelli che erano i principi di partenza. Solo per fare un esempio, mentre con la vera destrutturazione un ispettore poteva svolgere un’attività nelle prime ore del mattino ed un’altra nel pomeriggio, ora è stata reintrodotta la rigidità nell’esecuzione della prestazione, prevedendo solo la possibilità di una pausa che addirittura risulta essere inferiore a quella riconosciuta a chi espleta il proprio lavoro in ufficio. In sostanza, l’unica sezione che certamente funziona all’interno dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro è l’Ufficio Complicazione Affari Semplici.
Con la speranza che Lei prenda in seria considerazione gli elementi che Le abbiamo voluto fornire e con l’auspicio che Lei abbia la volontà e la forza per fare quanto i suoi predecessori non hanno voluto e saputo fare, Le porgiamo i nostri cordiali saluti.
Roma, 19 novembre 2019
per USB/P.I. Coordinamento Nazionale Lavoro, INL e ANPAL
Severo Lutrario