Le armi spuntate degli ispettori
La giornata del 1° maggio quest’anno è stata giustamente dedicata ai morti sul lavoro. Le più alte cariche istituzionali e le parti sociali invocano maggiori controlli e tutti concordano sulla stretta connessione tra lavoro nero, precarietà ed infortuni.
Ma al di là dei proclami vediamo cosa avviene, davvero, a livello normativo.
Il comma 1198 della Finanziaria 2007 esonera per un anno dalle ispezioni quelle aziende che emergono dal sommerso. Tale esonero riguarda anche i controlli sulla tutela della salute e la sicurezza dei lavoratori.
Il comma 545 autorizza per il potenziamento del personale ispettivo del ministero del lavoro una spesa di € 13,5 milioni. Il Decreto Ministeriale 15/1/2007 e la relativa Direttiva Generale del Ministro assegnano alla Direzione Generale per la Comunicazione € 18.682.941,00. Le due cifre stridono ma c’è una spiegazione, in questi mesi infatti è partita la massiccia campagna per il trasferimento del TFR nei Fondi pensione. Non ci sembra di vedere in televisione, sui giornali, sopra i manifesti per strada o di ascoltare alla radio altrettanta pubblicità sulla sicurezza e la lotta al lavoro nero e all’evasione contributiva.
Il decreto Bersani nell’art.36 bis impone la sospensione del cantiere edile là dove viene superata una percentuale prestabilita di irregolari. La revoca di sospensione è subordinata al pagamento di una maxi sanzione e alla regolarizzazione dei lavoratori. Questo ad agosto 2006, ma già l’11 di aprile del 2007, con nota prot.n.4472, la Direzione Generale per l’Attività Ispettiva, organismo istituito a seguito del rafforzamento dell’apparato burocratico voluto dalla legge 30, fornisce nuove indicazione operative al personale ispettivo che vanificano l’art.36 bis. Infatti l’ispettore, se l’azienda si trova in difficoltà finanziarie, può revocare la sospensione del cantiere sulla base della sola regolarizzazione dei lavoratori e indipendentemente dal pagamento immediato della maxisanzione. In pratica l’imprenditore più occupa lavoratori in nero e dunque più è gravosa l’entità della sanzione, più ha speranza di ottenere la revoca della sospensione del cantiere perché “non ce la fa a pagare”.
Il comma 1178 della Finanziaria prevede l’inasprimento delle sanzioni per omessa istituzione ed omessa esibizione dei libri matricola e paga (da 4 mila euro a 12 mila euro). Ma con una circolare del Ministero del lavoro datata 29 marzo 2007, se nel corso dell’accesso ispettivo il personale di vigilanza esamina, in assenza dei libri obbligatori, altra idonea documentazione, la sanzione scende a 250 euro. In questo modo, di fatto, non c’è più l’obbligo da parte dei datori di lavoro di tenere i libri paga e matricola sul luogo ove si svolge il lavoro e di esibirli agli ispettori. Quindi l’inasprimento della sanzione stabilito dalla Finanziaria viene a cadere.
L’intero sistema sanzionatorio, in realtà, è indebolito. E non sono solo le circolari o le note interpretative del Ministero a vanificare una normativa solo all’apparenza più severa a fronte dell’illegalità diffusa che attraversa il mondo del lavoro. Non si tratta perciò del vecchio adagio italiota “fatta la legge trovato l’inganno”: è di fatto la stessa normativa che contiene il desanzionamento e i maxi condoni per le aziende irregolari. A tale proposito si pensi agli atti di conciliazione previsti dalla Finanziaria per effetto dei quali viene sancita l’estinzione di tutti i reati connessi alla denuncia e ai versamenti dei contributi e dei premi obbligatori da parte dei datori di lavoro che occupano lavoratori i nero o co.co.pro. E ciò vale anche per le aziende destinatarie di provvedimenti amministrativi o giurisdizionali non definitivi concernenti la qualificazione del rapporto di lavoro. E’ questo il caso di ATESIA dove sia la Finanziaria sia il Tar (ora anche il Consiglio di Stato) e, prima ancora, l’avviso comune siglato a ottobre scorso tra azienda e Cgil,Cisl, Uil alla presenza di Damiano, hanno sospeso (meglio dire vanificato) i provvedimenti adottati dagli ispettori del ministero del lavoro. Le scadenze del 30 settembre e del 30 aprile 2007 stabilite dalla Finanziaria per l’emersione e la regolarizzazione sono ben poca cosa a fronte del messaggio chiaro e forte che arriva alle aziende e cioè che possono fare quello che vogliono, senza conseguenze, perché il costo delle sanzioni potrebbe metterle in difficoltà economiche. Quello della chiusura o della delocalizzazione è un ricatto padronale a cui le istituzioni si piegano senza ritegno. E il legame lavoro nero, precarietà, infortuni si fa più forte, al di là delle celebrazioni e delle belle parole.