Le aggressioni agli ispettori del lavoro

Nazionale -

Negli ultimi anni le aggressioni agli ispettori del lavoro durante l’esercizio delle loro funzioni si sono moltiplicate.  Dall’estremo sud al nord d’Italia, dalla Sicilia alla Lombardia passando per la Campania, la Calabria, le Puglie, la Toscana ecc.  e nei settori più svariati, cantieri edili in primis (nel salernitano un ispettore fu preso addirittura a martellate!), ma anche in agricoltura, nel commercio, in industria o in un autolavaggio come a San Miniato.

Ultima in ordine di tempo l’aggressione, prima verbale e poi fisica, subita a metà marzo da due ispettori della DTL di Brescia mentre controllavano la documentazione presso la Simlux di Bedizzole, industria che  progetta, produce e commercia sistemi di illuminazione a led.  Si potrebbe insinuare che è colpa della crisi, e del resto i media e i politici  amplificano i suicidi  di piccoli imprenditori indebitati e costretti a chiudere le attività.  Ma la Simlux non risulta essere in crisi e quella della crisi è una giustificazione molto, molto “pelosa”.

La realtà è un’altra e la crisi non c’entra o c’entra poco.

C’ entra invece lo sfruttamento del lavoro umano ancora più forte da quando si è

          liberato dei lacci e dei laccioli dello Stato: “ più mercato meno stato” è lo slogan che ha attraversato come un sinistro ritornello gli ultimi decenni insieme a parole come flessibilità e competitività. Ma nonostante le  innumerevoli  sfumature di grigio, cioè le innumerevoli forme legalizzate  dietro cui si celano precarietà, bassi redditi, evasione ed elusione contributiva,  non rispetto delle norme sulla sicurezza, in una parola il lavoro nero, i “datori di lavoro” o i loro scagnozzi si ribellano ai controlli con sempre più arroganza e violenza e le regole, le poche che sono rimaste a tutela dei lavoratori, sono considerate insopportabili  ostacoli alla produzione e, dunque, non rispettarle  è legittimo.  Gli ispettori, con le loro armi spuntate, anzi proprio per questo, sono  visti un po’ da tutti come statali improduttivi e ficcanaso e, sempre più spesso, c’è qualcuno che ritiene giusto  ogni tanto dare loro una lezione passando così dai pensieri alle vie di fatto.

Che vuol fare il Ministero del proprio corpo ispettivo?  Il quadro normativo liberista ne ha ridotto notevolmente le funzioni, appaiono all’esterno deboli   e privi di autorevolezza, se si ritrovano malmenati  o con le ruote delle auto squarciate se la devono sostanzialmente vedere da soli, come quando vengono denunciati  dagli avvocati/squali delle parti datoriali, a volte addirittura devono anticipare i soldi per potersi muovere sui territori ed aspettare secoli per i rimborsi.

Cosa dovrebbero fare gli ispettori del lavoro? Scioperare ad oltranza e lasciare ancora più soli i lavoratori super sfruttati? Non sono una corporazione ed hanno consapevolezza della loro funzione sociale anche se ridotta al lumicino.

Ma il Ministero non può usarli come una foglia di fico e mandarli allo sbaraglio.

Se, neanche più tanto sotto sotto, si ritiene che è proprio il fatturato dell’economia sommersa  ad impedire la bancarotta  del Paese, che almeno la si faccia finita con i  dirigenti e i direttori generali in giro per l’Italia nei tanti convegni e forum, generalmente organizzati dalla corporazione dei consulenti del lavoro, a  discettare di maxi sanzioni e altro, la si faccia finita con i sistemi gestionali per monitorare costantemente l’attività ispettiva e che in realtà la ostacolano, la si faccia finita, insomma, con l’ambaradan della pubblicità ingannevole.

                      

Roma, 4 aprile 2013           

                                USB/P.I. Coordinamento Nazionale Lavoro e P.S.