I vestiti nuovi dell'imperatore
Nostro malgrado dobbiamo tornare ancora una volta sulla nota vicenda di Avellino.
Infatti, a conclusione dell’interpello dell’INL per l’assegnazione dell’incarico di dirigente dell’Ufficio III – Vigilanza Salute e Sicurezza della Direzione Centrale Vigilanza, affari legali e contenzioso, su chi mai è finita per cadere la scelta?
Ma naturalmente sull’immarcescibile ingegner Renato Pingue!
Promoveatur ut admoveatur?
Chi facesse questa ipotesi, ipotizzando che direttori centrali e Capo, avessero così rimosso l’imbarazzante “errore” con il quale, revocate dal Riesame le misure cautelari che gravano sul dirigente, avevano rimesso lo stesso proprio nell’ufficio interessato, si sbaglierebbe di grosso.
Infatti, oltre all’incarico richiamato, che qualcuno potrebbe considerare da “cimitero degli elefanti”, con la conclusione dell’altra procedura di interpello, quella del 10 gennaio 2020 per assegnazione di posizioni dirigenziali territoriali, l’ingegner Renato Pingue continua a mantenere l’interim proprio dell’Ispettorato Interregionale di Napoli.
Ora, premesso ancora una volta - e come dichiarato sin dal primo momento - come l’USB non fosse, non sia e non sarà interessata alla rilevanza penale dei fatti a suo tempo segnalati, diviene a questo punto necessario puntualizzare come quei fatti abbiano trovato totale conferma dalle indagini svolte e fatte svolgere dalla magistratura inquirente. Peraltro con una convergenza pressoché assoluta degli elementi testimoniali, documentali e peritali acquisiti. Cosa assolutamente verificabile dall’esame degli atti, ormai pubblici, del procedimento avviato.
In proposito ed omettendo le considerazioni del P.M. sulla “qualificazione giuridica del fatto” si riportano di seguito alcuni estratti delle valutazioni “conclusive” del magistrato.
“Le indagini espletate hanno consentito di accertare …. la sussistenza di rapporti tra Capaldo e il Pingue …
Dall’attività investigativa espletata emerge sia la sussistenza dell’atto contrario ai doveri d’ufficio, sia la dazione di utilità in favore di pubblico ufficiale…
Nel caso in esame il compimento dell’atto contrario ai doveri d’ufficio è stato la causa della prestazione delle utilità come è dato desumere dalle circostanze che di seguito si indicano:
Non esiste ragione alcuna, al di là di quella individuabile nell’utilità promessa dal Capaldo al Pingue, che possa spiegare l’aberrante (si riporta l’aggettivo usato dal magistrato in quanto di natura morale e non giuridica ndr) comportamento tenuto nel corso dell’intera vicenda dal Direttore della DTL di Avellino, che, obbligato a seguito dell’accertata esistenza di un appalto illecito, all’adozione di atti rigidamente disciplinati da norme di legge rientranti nella sua competenza … ha stravolto la prassi consolidata dell’ufficio della DTL di Avellino in materia di appalti illeciti…
In definitiva C.G. mirava a salvaguardare la sua ditta dalle pretese economiche degli operai, come conseguenza dell’accertamento ispettivo da parte della DTL AV. Per tale motivo, ancor prima che fossero comunicati gli esiti del medesimo, si è attivato per raggiungere un accordo transattivo con gran parte dei dipendenti…
Gli intenti del Capaldo rischiavano di “saltare” all’indomani della notifica delle prime lettere informative … agli operai. Questi ultimi, con una valutazione consapevole delle loro spettanze, non avrebbero di certo accettato quel tipo di transazioni. Per evitare ciò ricorre al Pingue Renato.
Pingue Renato, in ragione della “contropartita” offerta dal Capaldo non esita ad intervenire (ed interferire) nel procedimento ispettivo…”
In sostanza non per l’USB, ma per la Procura della Repubblica e poi dal GIP, l’ingegner Renato Pingue ha compiuto gli atti a suo tempo segnalati, tutelando l’effettivo beneficiario di un appalto illecito pluriennale in danno dei 123 lavoratori coinvolti.
In realtà, leggendo per intero gli atti della Procura appare chiaro come anche tutti gli altri fatti segnalati, al di là della loro rilevanza penale, abbiano trovato piena conferma. Ma quello che oggi dobbiamo denunciare è il discutibile comportamento dell’Ispettorato Nazionale.
Se all’epoca dei fatti, il nazionale si premurò di inviare un’ispezione, guidata dal dottor Danilo Papa, a nascondere la polvere sotto il tappeto e a “punire” chi non si rassegnava a tacere, oggi, chiarisce senza ombra di dubbio da che parte stia: non certo quella dei lavoratori !
Dal punto di vista delle sue esclusive competenze AMMINISTRATIVE l’INL non ha proprio nulla da dire? Sulla mancata rilevazione dell’"incompatibilità" non fosse altro per evidenti ragioni di opportunità dell’incarico riassegnato a Pingue i fatti parlano da soli. Ma sulle procedure ispettive? Nulla?
Questo sindacato si aspetta delle puntuali risposte in merito alle mancate 83 diffide accertative.
Perché non sono state ammesse per 83 lavoratori le relative diffide accertative ?
Perché a fronte di accertamenti probatori, determinati e certi, non si è provveduto ?
Sono stati rispettati i tempi ?
Perché l’ufficio, ad accertamento ispettivo in corso e concluso, ha “atteso” una innovativa forma di conciliazione extra legge senza i datori di lavoro, non svolte in “sede protetta”, senza le modalità previste dai contratti collettivi, senza “effettiva assistenza”, senza “piena consapevolezza”, senza an e quantum, con il c.d. “patto leonino” e con evidenti potenzialità di vizi di volontà e minaccia di un danno e, dopo averle ricevute, non ha provveduto a redigere le rispettive diffide accertative ?
E’ stato creato, dunque, un quartum genus di conciliazione monocratica ?
Sono state ripristinate le condizioni di legalità per i 123 lavoratori? Come è stata motivata la mancanza d’informativa di ipotesi di reato dell’ art. 640 bis c.p. atteso che da almeno un decennio, senza soluzione di continuità, le modalità dell’ azienda A. Capaldo SpA erano le medesime ?
L’inquadramento giuridico di appalto illecito era giusto ?
Somministrazione fraudolenta ?
Il Direttore della DTL di Avellino aveva dichiarato la propria incompatibilità?
Il Direttore Interregionale, chiamato a rispondere dei ricorsi alle diffide accertative emesse e a quant’altro di sua competenza ha dichiarato in ossequio alle norme derogabili di legge e al codice disciplinare la propria incompatibilità?
Ed inoltre, siamo sicuri che l’accertamento si doveva fermare ai cinque anni precedenti o stante la situazione doveva essere decennale?
Le sanzioni e i provvedimenti emessi sono esaustivi?
Le lettere informative inviate ai lavoratori contengono tutti gli elementi affinché i lavoratori siano edotti e possano decidere di vedere riconosciuti tutti i propri diritti?
Hanno ricevuto tutti gli elementi affinché possono agevolmente richiedere la costituzione del rapporto di lavoro in capo al reale utilizzatore?
A quanto ammonta l’ingiusto profitto?
Tutta la catena di responsabilità, attesa la procedimentalizzazione dell’attività ispettiva vigente all’epoca dei fatti (anni 2015/2016), è stata rispettata?
In caso affermativo, quali provvedimenti sono stati presi nei confronti di tutti gli eventuali responsabili?
La situazione, dopo l’accertamento ispettivo dei lavoratori, si è legalizzata?
Ad oggi, dopo le decisioni dell’INL, ci sono state altre “conciliazioni”?
Queste sono alcune delle domande a cui vorremmo risposte puntuali e certe, tante altre meriterebbero attenzione; ma, per il momento ci accontentiamo di queste !
Chi sa che opinioni hanno i lavoratori coinvolti, dell’Ufficio preposto alla loro Tutela!
In conclusione, fatti i vestiti nuovi all’ imperatore; l’imperatore continua ad apparirci nudo !
A questo proposito l’USB intende richiedere uno specifico incontro direttamente alla Ministro del Lavoro per comprendere se anche per Lei “l’onestà”, di cui la sua parte politica si fa portabandiera, sia una strana cosa dalle sorprendenti capacità plastiche ed elastiche.
Roma, 30/01/2020