FIGLI E FIGLIASTRI. Tutti hanno famiglia. I lavoratori della logistica degli appalti Capaldo, no. Ecco perché Pingue se ne deve andare
Succede ad Avellino che, dopo dieci anni che un gruppo di lavoratori ha lavorato senza che fosse garantita la loro integrità fisica; che il loro lavoro non fosse pagato come previsto dal contratto; che, anzi, di fatto siano stati pagati a cottimo: “un tanto al pezzo”; che abbiano lavorato senza alcun rispetto degli orari di lavoro e di tutti i possibili istituti previsti dalla legislazione sociale, prima che dai contratti.
Succede che, dopo dieci anni che questi lavoratori hanno visto praticamente ogni anno cambiare il loro datore di lavoro nominale senza che mai cambiasse nulla – né le condizioni di lavoro, né il reale utilizzatore del loro lavoro, la Antonio Capaldo S.p.A. .
Succede che, quando, con le lusinghe e con le minacce, si vuole mettere una pietra tombale sul passato con il classico piatto di lenticchie.
Succede che questi lavoratori non ci stanno e scendono in lotta sostenuti da USB lavoro privato
rivendicando salario, diritti e dignità.
Quello che questi lavoratori lamentano è di una gravità assoluta ed un riscontro nella realtà di quanto denunciato, non solo comporterebbe una serie di provvedimenti amministrativi e penali a carico dei responsabili, ma comporterebbe la stessa messa in discussione delle esternalizzazioni – degli appalti – in questione della Capaldo, che non solo non potrebbe chiamarsi fuori da cosa è avvenuto a chi ha lavorato per essa, ma potrebbe essere chiamata direttamente dai lavoratori ad assumersi le proprie responsabilità ed a provvedere alla loro assunzione diretta.
Scioperano, presidiano i cancelli della Antonio Capaldo S.p.A., manifestano e chiedono alle Autorità di intervenire.
Lo chiedono al Prefetto e lo chiedono alla Direzione Territoriale del Lavoro, cioè all’ufficio preposto a garantire il rispetto delle leggi in materia di lavoro.
Una vicenda complessa che richiederebbe soprattutto da chi riveste responsabilità pubbliche un comportamento sollecito, efficace , limpido e soprattutto privo di conflitti di interesse.
E’ una richiesta più che giustificata.
Certo, non aiuta a fugare i cattivi pensieri che, mentre questa vicenda si trascina dalla prima metà dell’ottobre scorso, la Antonio Capaldo S.p.A. abbia assunto alle proprie dipendenze con contratto a tempo pieno e indeterminato l’11 gennaio 2016 il signor Luca Pingue – sicuramente persona degnissima – che però ha la ventura di essere proprio il figlio di Renato Pingue, Direttore di quella Direzione Territoriale del Lavoro, assunto proprio mentre l’ Ufficio dà riscontro dei torti lamentati dai lavoratori. Coincidenza? Certo, sicuramente una coincidenza (!). Strana molto strana ma si sa a volte la realtà supera ogni malevole fantasia.
L’Unione Sindacale di Base, considerata la continua distruzione dei diritti, come nel caso dei lavoratori della Capaldo, ritiene che c’è sempre più bisogno di istituzioni che tutelino i lavoratori sempre più sfruttati con orari di lavoro insostenibili, salari bassi e senza diritti.
Pertanto, è opportuno che il direttore Pingue che non riesce a garantire il rispetto dei diritti faccia un passo indietro nella gestione della DTL di Avellino e se non lo fa glielo faccia fare il ministro Poletti.
USB/P.I. COORDINAMENTO NAZIONALE LAVORO E P.S.