DPL ROMA: SPOSTAMENTI PUNITIVI

Roma -

Questa DPL, nel 2009, ha raggiunto gli obiettivi prefissati e finalmente non occupa più gli ultimi posti della graduatoria generale: benissimo! Resta però il fatto che il personale ispettivo è insufficiente e per assolvere decentemente alla propria funzione si deve fare in otto.

 Alcune vigilanze, per esempio in agricoltura, in pratica non si effettuano quasi più perché gli ispettori semplicemente non ci sono, essendo i pochi che prima se ne occupavano adesso impegnati soprattutto nel settore del trasporto (e non sappiamo fino a quando visto che la lettura dei cronotachigrafi richiede tempo e dunque chiudere le pratiche in fretta per fare i numeri, nel trasporto, diventa problematico).  Anche gli amministrativi sono pochi, tenuto conto di chi è andato in pensione e delle assenze fisiologiche e i compiti cui devono assolvere sono aumentati e sempre più pressanti, alla luce soprattutto della politica dei numeri e delle statistiche che in un Ufficio grande come il nostro fa sentire tutto il suo peso. Si lavora in affanno, con la paura di sbagliare e lo stress incide molto non solo sulla salute  di ciascuno ma anche nei rapporti umani tra colleghi.

            La dirigenza non ammette dinieghi, bisogna tutti obbedire agli ordini dei superiori: qualsiasi voce appena un po’ discordante minaccia la “produttività” dell’Ufficio e allora bisogna  mandare un segnale dissuasivo forte e chiaro a tutti i lavoratori. Un collega amministrativo è stato,  di recente, spostato dal settore della contabilità  dove era impiegato con profitto da dodici anni e al suo posto ne è subentrato  un altro  proveniente dall’amministrazione centrale e da pochi mesi impiegato presso la DPL. Tanti auguri a lui che, alla contabilità, diventerà senz’altro un punto di riferimento per gli impiegati come lo è stato  indiscutibilmente l’altro ma ci chiediamo: se il collega spostato non avesse fatto anni fa la vertenza per il riconoscimento delle mansioni superiori (l’udienza si è svolta una ventina di giorni prima dell’ordine di servizio) non starebbe forse ancora al suo posto?

Un altro amministrativo ha osato contestare al proprio capo area un cambio di mansioni rispetto a quelle che normalmente stava svolgendo e, detto fatto, è stato spostato in un altro settore, dove  sì manca l’amministrativo ma non ci pare un buon metodo, quello punitivo, per tappare il buco!

La nomina dei presidenti dei collegi arbitrali da parte del Direttore avviene in modo premiale, se gli ispettori sono disponibili, per esempio, ad effettuare la vigilanza notturna, allora gli si dà l’arbitrato altrimenti  entrano in una sorta di “lista nera” virtuale e presumibilmente potranno scordarsi di essere nominati da qui all’eternità. Eppure lo stesso Superiore Ministero, ad una nostra richiesta di chiarimento in materia di arbitrati con compensi ex art. 7 legge 300, aveva risposto che sarebbe stato opportuno fissare dei criteri per l’assegnazione di tali incarichi. Da anni chiediamo un accordo nazionale sull’orario di lavoro degli ispettori, evidentemente ad alcune sigle sindacali (quelle che hanno siglato il C.I. dove non si fa cenno all’orario di lavoro) torna comodo lasciare alla dirigenza la  discrezionalità  nell’ offrire l’opportunità di percepire compensi extra per attività extra orario: meglio tirare l’osso ai cani piuttosto che regolamentare  su scala nazionale l’orario di lavoro, se ne può cavare qualche miserevole tornaconto oltre  a far risparmiare l’Amministrazione.

            Resta il fatto che non pochi ispettori si domandano e ci domandano in cosa hanno sbagliato,  di quale fannulloneria sono accusati per non aver mai ricevuto l’ “onore” di essere nominati arbitri, o di averlo ricevuto magari una sola volta a fronte di altri evidentemente considerati dalla Direzione più meritevoli. Temiamo che tra poco, nelle varie sessioni d’esame al termine dei corsi di formazione professionale, vengano mandati a rappresentare il Ministero del lavoro colleghi e colleghe in modo discrezionale, senza una rotazione che coinvolga almeno tutti quelli che non fanno  abitualmente gli arbitrati né come presidenti né come segretari dei collegi.

            Bene ha fatto il Direttore ad estendere tali incarichi anche ai dipendenti non appartenenti alla 3°Area, come del resto era avvenuto per molti anni. Non vorremmo però assistere allo spettacolo di pochi lavoratori che fanno l’emplein a fronte di tanti altri che stanno a guardare, pur senza demeritare, anzi!

            Ricordiamo che al raggiungimento degli obiettivi concorre  tutto l’Ufficio e che tenere l’Ufficio unito, senza discriminazioni tra chi vi lavora, fa bene anche alla produttività, quella vera.

 

Roma, 8 aprile 2010                           RdB/CUB Coord. Nazionale Lavoro e P.S.