CONTINUARE LA LOTTA
Nella giornata del 17 novembre migliaia di lavoratori dell’ INL, del Ministero del Lavoro e dell’ ANPAL si sono mobilitati con manifestazioni che hanno occupato decine di piazze in tutto il Paese.
Mentre sui territori si svolgevano presidi sotto le Prefetture, durante i quali venivano consegnati, ai vari rappresentanti del Governo, i documenti di rivendicazione redatti dai lavoratori e dalle OO.SS. nelle partecipate assemblee sui posti di lavoro, a Roma presso la sede di via Flavia si svolgeva un’ altrettanto partecipata assemblea con centinaia di lavoratori.
Salario, dignità, diritti, difesa delle proprie funzioni, contro i vergognosi tagli al FUA che vorrebbero essere operati dal MEF per gli anni 2015 e 2016: queste sono state e devono essere le parole d’ordine che uniscono i lavoratori tutti in una lotta che è appena iniziata e che bisognerà sostenere con determinazione, convincendo anche i colleghi più riottosi a muoversi in difesa dei propri diritti.
Perché l’attacco è politico e mira a distruggere quanto rimasto delle funzioni dell’ ex Ministero.
Perché di attacco ai diritti, alle funzioni e alla dignità, si tratta.
La riforma della nostra amministrazione “a costo zero” proviene dal jobs act ed è figlia delle politiche che nel corso degli anni hanno contribuito a distruggere certezza e dignità del lavoro, sicurezza e politiche di prevenzione e tutela.
In un mondo dove si vuole far passare il concetto che il lavoro non è più un diritto ma una “regalia”, dove il datore di lavoro diventa il “donatore di lavoro” e, quindi, una sorta di filantropo a cui si deve gratitudine perché fa la concessione di “donare”, non si può certo chiedere il rispetto dei contratti, né quello della sicurezza sul luogo di lavoro, né tantomeno diritti e dignità. Persino quando un giudice impone alle aziende di reintegrare sul luogo di lavoro lavoratori ingiustamente licenziati, i “donatori di lavoro” (alias “prenditori di lavoro”) continuano ad esercitare l’ignobile ricatto sotto forma di trasferimenti impossibili da accettare. Ancora una volta il caso
Almaviva di questi giorni è esemplificativo dell’arroganza padronale ormai senza freni.
Da anni la USB sostiene che la distruzione del Ministero del Lavoro è, negli ultimi vent’anni, avvenuta lentamente, pezzo dopo pezzo, e la si vorrebbe oggi conclusa in modo inesorabile.
Anche, coloro i quali, hanno pensato, in un recente passato, che firmare protocolli d’intesa e accordi su orari di lavoro potesse portare a una nuova era, e che attraverso la creazione di un neonato ente le condizioni di lavoro e il lavoro stesso degli operatori potesse migliorare, oggi finalmente sembrano ricredersi.
Il “Paese dei Balocchi”, favoleggiato da qualcuno, era, come nella favola, solo fumo negli occhi dei lavoratori e, anziché trovare nuove risorse per acquisire strumenti e incentivare con un salario dignitoso coloro i quali in questa nuova avventura, obtorto collo, erano stati gettati, si taglia persino loro il FUA (salario accessorio acquisito contrattualmente).
E’ necessario che su tutti i posti di lavoro continui un livello di lotta adeguato a respingere tale attacco, occorre che tutti i lavoratori siano coinvolti nelle iniziative (assemblee permanenti, presidi, blocco dell’utilizzo del mezzo proprio, blocco degli straordinari, rinvio dei contenziosi) .
USB/P.I. Coordinamento Nazionale Lavoro