CON LA PROCEDIMENTALIZZAZIONE L'ABUSO DIVIENE REGOLA

Roma -

Esimio Capo dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro


abbiamo appreso da non precisissime notizie di stampa come Lei avrebbe ricevuto un avviso di garanzia dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma dove risulterebbe indagato per abuso d’ufficio in relazione ad interferenze che le vengono attribuite e che avrebbero avuto il fine di bloccare l’invio al magistrato di un’informativa con gravi ipotesi di reato a carico dei responsabili di un’azienda perugina a conclusione degli accertamenti svolti, su richiesta di intervento di un lavoratore, da quattro ispettori del lavoro dell’Ispettorato Territoriale  di Roma, all’epoca dei fatti ancora Direzione Territoriale del Lavoro.


Rilevato, naturalmente, come l’avviso di garanzia costituisca solo un istituto a tutela dell’indagato ed auspicando che Lei possa uscire dalla vicenda nel migliore dei modi, ci preme però sottolineare alcuni aspetti della vicenda in quanto niente affatto irrilevanti con l’avvio dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro di cui Lei è il Capo e con le logiche sottese alla dichiarata volontà di perseguire una piena procedimentalizzazione dell’attività ispettiva e l’altrettanto palese tentativo di standardizzare detta attività che, dietro la pretesa di armonizzare l’azione degli ispettori del lavoro con norme comportamentali ed interpretazioni giuridiche, sottrae all’ispettore del lavoro la capacità professionale necessaria per la reale e piena funzione sociale che rivestiva e dovrebbe ancora rivestire l’ispezione del lavoro.
Se, di fronte alla complessità e delicatezza che comporta la tutela del lavoro dipendente, all’ispettore del lavoro viene negata la facoltà di valutare le circostanze del caso e di agire come ritiene opportuno – certo, assumendosene tutte le responsabilità – la sua funzione viene svilita a mero esecutore di ordini sordo e cieco dinanzi alla complessità sociale in cui è chiamato ad intervenire.


Con la procedimentalizzazione e la standardizzazione l’ufficiale di polizia giudiziaria viene ridotto ad agente di polizia giudiziaria.


Peccato che in tribunale viene chiamato l’ispettore e non il Capo che avrebbe deciso o meno l’invio degli atti.


Ma entriamo nella vicenda.


In primo luogo dobbiamo rilevare che come organizzazione sindacale nel 2016 abbiamo interessato la magistratura ed il Ministero del Lavoro del caso occorso ad una ispettrice della DTL di Avellino e dei comportamenti che la stessa ha dovuto subire dall’allora dirigente e dai suoi manutengoli.


Mentre dalla magistratura abbiamo potuto registrare piena attenzione ed adeguato riscontro, quello che abbiamo ottenuto dal ministero di cui Lei era Segretario Generale è stato praticamente nulla. Anzi, il dirigente oggetto di avviso di garanzia per abuso d’ufficio è ora Capo dell’Ispettorato Interregionale ed il coordinatore dell’Unità Operativa, anch’esso gravato del medesimo avviso di garanzia, è sempre al suo posto. In compenso l’ispettrice – rea di fare il proprio lavoro –, su suggerimento del direttore generale Papa, inviato in ispezione ad Avellino, è stata momentaneamente spostata ad altre mansioni, diverse dalla vigilanza tecnica “per rasserenare i rapporti con il mondo imprenditoriale”... Quale? Quello dei cantieri dove la Dia ha fatto arresti? Quelli dove il Direttore non voleva fossero fatte ispezioni?


Non facciamo processi fuori dai tribunali, ma ora la vicenda che La riguarda getta una luce fosca e ben più ampia sull’intera vicenda.


Lo fa perché, certo con i dovuti distinguo di stile ed intelligenza, troppo forti e pesanti sono le analogie per non lasciar pensare come il caso di Avellino non sia un caso patologico isolato e che dietro il processo endemico di procedimentalizzazione si voglia trasformare l’abuso in regola.


Su richiesta di intervento di un lavoratore - non d’iniziativa - quattro ispettori della DTL di Roma hanno eseguito accertamenti in ordine al cambio di un appalto del valore di qualche decina di milioni di euro, raccogliendo elementi che verosimilmente rendevano plausibili anche ipotesi di reato gravi, dalla truffa alla turbativa nelle procedure di gara.


Ad accertamento praticamente concluso una dei quattro ispettori è stata convocata a colloquio presso il Suo ufficio e qui, dopo aver esaminato le pratica, Lei liquidava la cosa decretando come inconsistenti gli elementi di prova raccolti nell’accertamento.


Nonostante il Suo autorevole parere i quattro ispettori, ufficiali di polizia giudiziaria, ritenevano al contrario che gli elementi raccolti dovessero essere posti all’attenzione del magistrato per le relative   determinazioni e predisponevano la relativa informativa.


Sottoposta detta informativa al coordinatore della loro unità operativa, se ne vedevano bloccare la trasmissione, con il coordinatore che affermava categoricamente che mai avrebbe acconsentito a farlo.


I quattro ispettori si vedevano quindi costretti ad inviare una nota al Direttore della DTL con cui, rappresentati i fatti, chiedevano istruzioni sul come si sarebbero dovuti comportare.


Per quanto ci riguarda, in questo, i colleghi hanno sbagliato, perché sarebbero dovuti andare direttamente dal magistrato, ma a questo ha provveduto il lavoratore che aveva fatto la richiesta di intervento, lamentando presso la Procura della Repubblica l’inerzia della DTL.


E’ stato il Nucleo dei carabinieri della DTL di Roma, su delega della Magistratura, a fare luce sull’intera vicenda ricostruendo fedelmente i fatti e le relative responsabilità.


Mentre è stata accertata la totale correttezza degli “incontrollabili” ispettori, sono state anche verificate le Sue reiterate interlocuzioni con i vertici aziendali della società ispezionata.


Ripetiamo, a noi non interessa in questa sede attribuire colpe e responsabilità.


A noi interessa difendere ruolo e funzione dell’ispezione del lavoro, la dignità e le condizioni di lavoro di chi quella funzione è chiamato a garantire, nell’interesse, certo, degli ispettori del lavoro, ma soprattutto dei lavoratori tutti.


Quello che abbiamo denunciato ad Avellino, quello che abbiamo ricostruito su Roma, deve restare un abuso e non deve divenire la regola.


E’ su questo che come USB non siamo disposti a fare nessuno sconto e non saremo disponibili a nessun accordo pacificatore nella costruzione dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro.

                                                                                                      
p. USB/P.I. - Coordinamento Nazionale Lavoro e P. S.