DIRE NO ALLO SMANTELLAMENTO DEL MINISTERO DEL LAVORO

perchè anche noi alla manifestazione del 24

Roma -

Migliaia di lavoratori hanno partecipato in queste ultime settimane alle iniziative messe in campo dalle Rappresentanze di Base.

Assemblee, volantinaggi, presidi sotto le Prefetture hanno visto protagonisti i lavoratori di questa Amministrazione coscienti, oramai, del fatto che il disegno politico, orchestrato all’inizio degli anni ’80 e a cui il governo di centro-destra ha voluto imprimere un’accelerazione feroce, ha trovato nelle ultime Leggi Finanziarie una quasi naturale conclusione, propedeutica allo smantellamento di una parte dello stato sociale ed in particolar modo a quella che compete direttamente le tutele dovute sui posti di lavoro.

La paralisi degli uffici periferici prelude alla considerazione che gli stessi non sono più funzionali a quei criteri di profitto politico ed economico per i quali le garanzie dello stato sociale devono considerarsi un’inutile zavorra di cui si può fare sicuramente a meno. Così come il diritto alla salute, allo studio, alla casa…. , il diritto al lavoro e la tutela di esso non devono trovare posto in una società in cui solo i “caimani” possono farla da padroni. Ed è per questo che un’amministrazione come la nostra (scomoda per le funzioni che ha, o sarebbe meglio dire, avrebbe dovuto ricoprire nel passato, presente e futuro) deve essere messa in condizioni di “non nuocere”, evitando di operare controlli sui datori di lavoro, evitando di esercitare le funzioni di vigilanza ed ottemperando, con tempi sempre più dilatati, alle conciliazioni e al contenzioso in materia di lavoro.

Pare che oramai questa triste realtà è compresa da tutti persino da quelle Organizzazioni Sindacali che in tempi passati hanno taciuto….. o troppo prese dal pantano delle contrattazioni e concertazioni varie, hanno ignorato  per lunghi anni il progetto di smantellamento del Ministero del Lavoro,

limitandosi a prendere atto del passaggio degli uffici di collocamento alle province, regioni ed alle agenzie di lavoro;

del progressivo depauperamento delle funzioni inerenti alla vigilanza, dell’utilizzo del personale adibito ad essa in altre funzioni, stipulando accordi con i quali persino personale riqualificato (vedi accordo sul diritto d’opzione relativo agli ispettori del lavoro) veniva destinato ad altro, intestardendosi nella “sacralità” degli accordi pattizi a dispetto della solare evidenza della “questione” addetti alla vigilanza;

soccombendo senza colpo ferire alla sottrazione delle attività relative alla cooperazione ed alla mortificazione del relativo personale;

senza rendersi conto dell’accantonamento del personale informatico interno, svilito e trascurato nelle sue competenze a favore della selvaggia esternalizzazione, passaggio fondamentale per trasformare in profitto privato un’attività fondamentale per la funzionalità degli uffici;

mentre il personale amministrativo continuava a provare a tenere in piedi la baracca, senza risorse, mezzi, riconoscimento professionale, contando esclusivamente sulla “buona volontà” e sulla coscienza del valore del “servizio” che il cittadino-utente richiede.

In questo continuo arretramento non poteva che giungere l’ultimo intervento “a gamba tesa” della Funzione Pubblica che ritiene di equiparare migliaia di lavoratori con decenni di esperienza professionale alle spalle a dei nuovi assunti, provando così a mettere una pietra tombale su qualsiasi possibilità di sviluppo economico e professionale dei dipendenti pubblici.

Scrivevamo nel nostro comunicato del 18 febbraio: la RdB/CUB PI proclama quindi lo stato di agitazione e chiama i lavoratori alla mobilitazione per costruire un reale percorso di lotta, inizialmente con assemblee della durata di 20 minuti al giorno a partire dal 28 febbraio e nelle giornate dell’1, 2, 7, 8 e 9 marzo prossimo, da svolgersi contemporaneamente in tutti i posti di lavoro, che coinvolgano lavoratori e cittadini utenti dei servizi, fino ad arrivare ad una giornata di mobilitazione nazionale in una data che definiremo successivamente.

La grande volontà e capacità di mobilitazione dimostrata da migliaia di colleghi con la generalizzata ed unitaria partecipazione alle iniziative intraprese in tanti posti di lavoro a partire dal 28 febbraio non va ora dispersa e divisa.

Per questo saremo presenti anche noi alla manifestazione del 24, perché il momento storico e le condizioni in cui versa il Ministero necessitano una mobilitazione generale che superi le diverse anime sindacali, troppo grave è la situazione!!!. Ciò però non ci fa dimenticare che poco si è fatto in questi anni da parte di molte sigle sindacali per arrestare questo progressivo e ineluttabile smantellamento, né vogliamo che  questo momento di protesta  diventi l’ennesima  strumentalizzazione in  periodo elettorale, ma che si realizzi come un  vero e proprio grido di accusa dei lavoratori di questo ministero  contro le politiche governative di questi ultimi dieci anni 

MANIFESTAZIONE NAZIONALE

 VENERDì 24 MARZO

Via Veneto 56

La manifestazione sarà soltanto una tappa importante all’interno di quel percorso di lotta avviato il 28 febbraio, affinché sia chiaro che i dipendenti di questa amministrazione continueranno le loro iniziative, prima e dopo le elezioni:

per riprendersi la loro dignità di lavoratori e i loro diritti;

per un Ministero del Lavoro al servizio dei cittadini e non delle imprese;

per un aumento consistente della vigilanza che garantisca condizioni di lavoro sicure e dignitose a tutti i lavoratori;

per un contratto integrativo che assicuri un passaggio di livello per tutti coloro che sono stati esclusi  dal precedente;

perchè i passaggi d’area non sono “nuove assunzioni”